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Armatevi a San Lorenzo
Giulio Cesare, quando conquistò la Gallia, Non ha portato tanti tamburi o tante piume quante ne portano in via Capuchinas, riempiendo i balconi di gerani con vecchie scatole di trombe. Perché stanno conquistando Siviglia, corso, cataplano, il piccolo passo è stato lasciato e trascinato, il torero paseíllo compás, la gioia sul viso, Non si sono mai visti arrivare con le legioni tanti tamburi o tante piume come arrivano con questo Secolo., quindi nostro, così vecchio, corso, cataplano, che sta conquistando Siviglia questo giovedì pomeriggio.
Sono partiti molto presto da vicino alle mura. Gli armati possono uscire solo da vicino alle mura. Dicono di essere pescivendoli dell'Encarnación; quel decurione che vedi ha una bancarella di gandinga in via Anchalaferia; che chi spoglia porta la lancia e il compasso, vende arance di Mairena e meloni di Los Palacios. Dicono che escono solo oggi, quando nel pomeriggio tutto il vecchio mercurio di tutti i vecchi specchi degli armadi a due ante della Macarena si è riempito di piume e armature. Non credete a chi lo dice. Sono veri soldati di Roma. Il capitano che li comanda è stato lasciato qui da Julio César a prendersi cura della fattoria, un tempo circondava la città di mura e alte torri dove oggi potrebbero risuonare i suoi tamburi, dove potrebbero tremare, quanta galanteria nel passo del torero portano, corso, cataplano, le sue piume. Guarda il volto del capitano che li comanda. Non può essere il figlio del popolo dei gandinga e dei cavoli. Anche se guardi, Ha il profilo marmoreo di un vecchio patrizio betico. Oggi gli hanno dato il permesso in Itálica ed è venuto a uscire dall'armao a Macarena. Hanno tutti lasciato le vecchie torrette, degli zaquizamíes della Casa di Pilato dove svolazza ancora il gallo che udì San Pietro.
E arrivano già a San Lorenzo. Giulio Cesare, quando conquistò la Gallia, Non ha portato tanti tamburi imperiali come quello che porta Macarena, Il Senato e il Popolo di Spagna, quando entra nel vecchio quartiere dei signori. Ora hanno cambiato il ritmo dei tamburi. Non suona più come una passeggiata militare. Adesso suonano piano, e lentamente il passo è fatto. Velos, quanta Roma andalusa, avanzare verso le porte della Grande Potenza. Le porte sono aperte. Il Betica apre sempre le porte alla Roma, in modo che restiamo. Dentro c'è un'altra Siviglia. C'è un uomo del dolore, nera la carnagione, su velluto e oro. Non c'è nessuno nella chiesa. Solo una scorta che finge di difenderlo dagli dei di Roma. Diez, dodici nazareni alti con la tunica nera, come statue. E i tamburi continuano a battere. Questi Mercurii della Fiera già trascinano i loro piedi alati sul marmo delle promesse. I tamburi risuonano già sotto la volta. I nazareni neri più scolpiti sono già qui, più dipinto che mai. Starò un passo, di cammino, corso, cataplano, Roma passa prima della Controriforma. Dioniso consegna ad Apollo la spada sguainata di Marte.
e qualcosa deve succedere, c'è una battaglia a San Lorenzo questo pomeriggio. Perché i soldati altezzosi di Macareno che, piume e tamburo, così entrarono i pittori, corso, cataplano, piangendo se ne vanno. Il tamburo continua a battere, bussola sulle piume, arte al passo, ma portano occhi vitrei, e non è brandy. agli uomini piacciono i cricchetti, tanta Macarena, si emozionano quando vedono il Cisquero, scortato dai suoi nazareni neri. Due Siviglia faccia a faccia, quella così apollineamente serena nell'Uomo della Croce, l'altro così dionisicamente barocco e primaverile nei finti pettorali, sulle lance che non vedevano più sangue di quello della stalla dell'Incarnazione dove vendevano la carne del toro da combattimento dall'altare, con albero, del rito della Maestranza.
Non è mai stato, Mai, in Betica una battaglia incruenta come questo pomeriggio a San Lorenzo. Julio César non ha mai portato così tanti tamburi. Oggi si sa che la Roma perde. oggi, San Lorenzo, le vecchie teste romane dal marmo di Itálica escono con le lacrime agli occhi. Ha confermato la sua sconfitta, tornano ancora una volta alle mura della Macarena per arrendersi davanti alla Madre che ha partorito colei che fa piangere le legioni di Roma.
Antonio Burgos / scatole di Pasqua
Incluso nel libro “Siviglia centinaio di scatole”